La massificazione degli spostamenti da un luogo all’altro, per pendolarismo, turismo, tempo libero, ha creato un continuo incremento del traffico, prima stradale e poi aereo, con il conseguente aumento dell’inquinamento; ciò vale per il trasporto passeggeri ma soprattutto delle merci.
Il benessere e la globalizzazione hanno creato, nel tempo, un movimento di persone ed oggetti enorme: l’ipermobilità.
Questi enormi sviluppi, forse positivi in un’economia basata sui consumi, ma sicuramente dannosi per l’ambiente, hanno reso impellente la necessità di “costruire” una mobilità sostenibile, come un aspetto del tema più generale dello sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Nuovi modelli occorrono nella mobilità, da migliorare con sviluppi tecnologici e con la promozione di strategie di comunicazione e di educazione su come muoversi meglio.
L’Italia, dagli inizi degli anni ’90, è sempre rimasta ai primi posti nel mondo per il tasso di motorizzazione automobilistica mentre i trasporti pubblici sono quasi ovunque in crisi e/o in stato di abbandono rispetto agli altri Paesi europei pertanto, mentre si discute di sostenibilità nessuno vuole effettivamente limitare l’uso dei mezzi di trasporto individuali a motore endotermico.
L’autoveicolo privato ha un valore sociale imprescindibile, perché consente alla gran parte della popolazione di muoversi in libertà, così come camion e furgoni risultano indispensabili per gli approvvigionamenti. Non si possono eliminare, però è possibile razionalizzarne l’usorendendoli meno inquinanti, lavorando con convinzione per trasferire quote di mobilità verso mezzi più ecologici, come il trasporto pubblico su ferro e la cosiddetta mobilità attiva, cioè camminare e andare in bicicletta.
La mobilità sostenibile va perseguita come una forma di equilibrio tra le esigenze dei singoli individui ed il benessere della collettività, cercando di ridurre gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dai veicoli privati e dai modi di trasporto meno ecologici; in particolare:
– inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra;
– inquinamento acustico;
– congestione stradale;
– incidenti;
– degrado urbano (lo spazio sottratto dagli autoveicoli a scapito dei pedoni);
– consumo di territorio (realizzazione di infrastrutture di trasporto: autostrade, strade, ecc.).
La maggior parte delle problematiche esposte riguarda le città infatti, sono queste a doversi misurare coi bisogni della mobilità sostenibile, visti i danni causati dall’ipermobilità.
Negli ultimi anni, con l’intento di ridurre i danni suddetti, sono state intraprese azioni innovative nei centri urbani:
– sviluppo della mobilità pedonale;
– sviluppo della mobilità ciclabile, anche con esperienze di bike sharing;
_ potenziamento e razionalizzazione dei mezzi pubblici con adeguate politiche di comunicazione e di incentivazione;
– nuove politiche di tariffazione e pedaggi per l’accesso ai centri storici;
– pianificazione della mobilità aziendale e territoriale;
– gestione della domanda (limitazioni della circolazione veicolare, introduzione di servizi di condivisione, ecc.).
La mobilità sostenibile rientra tra gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (sustainable development goals).